Rawa e la sua resistenza in Afganistan
Rawa e la sua resistenza in Afganistan

Il posto peggiore al mondo per essere donna è l'Afghanistan; un luogo in cui alle donne viene negato ogni diritto umano di base, a partire dalla possibilità di ricevere un'istruzione, di uscire di casa autonomamente, di lavorare...

Ma dove le donne continuano a lottare, nonostante le minacce, le torture, le incarcerazioni!

La Raffa - Rete Appenininca Femminista è felice di invitarvi tutt*

Mercoledì 23 ottobre alle 18:30

Presso la Sala della Cultura e della Memoria,

in via Aldo Moro 2 a Marzabotto

a un incontro pubblico con

Shakiba di RAWA - Revolutionary Association of the Women of Afghanistan

RAWA è un'associazione laica e femminista che dal 1977 si batte per garantire democrazia, laicità, giustizia sociale e liberazione delle donne contro tutti i fondamentalismi e le occupazioni coloniali.

Invitate chi volete e diffondete!!


Biografia di Meena Kamal fondatrice di Rawa.

Nasce a Kabul nel 1957. Meena è solo una giovane donna quando lascia l'università per dedicarsi a cambiare la vita delle donne del suo paese, l'Afghanistan. Ha solo 20 anni quando, nel 1977 fonda RAWA (Revolutionary Association of the Women of Afghanistan). Quattro anni dopo lancia la rivista bilingue Payam-e-Zan (Il messaggio delle donne). Organizza le scuole Watan per bambini/e rifugiati/e, un ospedale e anche centri di artigianato per donne rifugiate in Pakistan.
Alla fine del 1981, su invito del governo francese, Meena rappresenta il movimento afghano di resistenza al Congresso del Partito Socialista Francese. La delegazione sovietica presente, lascia la sala quando i partecipanti cominciano ad acclamarla e lei mostra il segno di vittoria La sua attività instancabile diventa trascinante per il suo popolo e pericolosa per Sovietici e fondamentalisti.
Viene uccisa da agenti del KHAD (il braccio aghano del KGB) a Quetta, in Pakistan, il 4 febbraio 1987.
Uccisa perché "parlava troppo", dissero allora. Uccisa perché faceva paura, diciamo oggi. Noi la celebriamo con le parole della sua poesia più nota.


MAI PIU' TORNERO' SUI MIEI PASSI di Meena Keshwar Kamal

"Mai tornerò sui miei passi
Sono la donna che si è svegliata,
mi sono alzata e dalle ceneri
dei miei bambini bruciati
sono diventata una tempesta.

Mi son destata dai rivoli
di sangue dei miei fratelli,
l'ira del mio paese
me ne ha dato la forza,
i miei villaggi distrutti, bruciati,
mi hanno riempita
di odio per il nemico.

Non pensare più a me
come debole e inetta,
o compatriota,
sono la donna che si è svegliata,
ho trovato la mia strada
e mai tornerò sui miei passi.

Ho spezzato i ceppi
che avevo ai piedi,
ho aperto le porte
chiuse dell'ignoranza,
ho detto addio
a tutti i bracciali d'oro.

O compatriota, o fratello mio,
non sono più ciò che ero,
sono la donna che si è svegliata,
ho trovato la mia strada
e mai tornerò sui miei passi.

Con la mia coscienza sveglia
ho visto tutto,
pur nella totale oscurità
che avvolge il mio Paese:
nelle mie orecchie risuonano
ancora le urla notturne
delle madri cui sono stati strappati i figli.

Ho visto bambini senza casa
che vagavano smarriti, a piedi nudi,
ho visto spose vestite a lutto
con le mani ancora tinte di henné,
ho visto gigantesche mura di prigioni
inghiottire la libertà
nei loro stomaci voraci.

Sono rinata tra epopee
di resistenza e di coraggio,
ho appreso la canzone
della libertà dall'ultimo respiro,
dai flutti di sangue e dalla vittoria.

O compatriota, o fratello,
non pensare più a me
come debole e inetta,
con tutta la mia forza
cammino con te
sul sentiero che porta
alla liberazione della mia terra.

La mia voce si è unita a
quella di migliaia di donne insorte,
i miei pugni sono serrati insieme
a quelli di migliaia di compatrioti,
insieme a te ho imboccato la via
che conduce al mio Paese,
per spezzare tutta questa sofferenza,
e le catene della schiavitù.

O compatriota, o fratello,
non sono più ciò che ero.


Sono la donna che si è svegliata,
ho trovato la mia strada
e mai tornerò sui miei passi.


28 giorni fa
Marzabotto
sala della Cultura e della Memoria via Aldo Moro, 2
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